Il cattolicesimo democratico per il progresso della società

Antonio Conte
Coordinatore per la Puglia di Agire Politicamente
Crispiano (TA) 10 Settembre 2012
 
Nell’editoriale di Area Dem del 6 luglio, di Marina Sereni del PD, "La sfida del cambiamento", si afferma: “Siamo di fronte al fallimento di un modello in cui è stata egemone la destra su scala mondiale e rispetto al quale la sinistra di governo, in Europa e non solo, non è stata in grado di elaborare una visione alternativa e credibile”.

Il nodo politico della crisi non è soltanto di carattere economico, ma della democrazia rappresentativa e soprattutto culturale; di un pensiero del mondo e della vita incentrato sulla libertà da ogni vincolo e sull’affermazione individuale. E' la negazione di valori trascendentali a creare la babele del frammento: impedisce riferimenti etico-culturali e teologici-filosofici validi per tutti, i quali temperano gli istinti individualistici. In Italia, il nodo politico dell’alternanza e della democrazia incompiuta, non si può sciogliere riducendo schematicamente il campo tra destra e sinistra, come pure in Europa. Dal secondo dopo guerra, da noi in Italia, dicendo “la sinistra" ha sempre voluto dire soprattutto il Partito Comunista Italiano.

E’ fuorviante ancora dire “sinistra” per riferirsi al Partito Democratico o alla coalizione progressista, tanto meno dopo l'esperienza dell'Ulivo. Ciò a volte denota una debolezza progettuale. Chi politicamente rinviene dal PCI-PDS-DS (a maggior ragione, dalla sinistra DC o dalla Margherita), deve pensare politicamente in termini di centrosinistra. Il “centro”, da conquistare e ritenuto strategico per diventare maggioranza di governo nel paese, è già nel Partito Democratico (e vicino ad esso). Anche concretamente, riguardo alla linea politica del PD, come interpretazione e progetto politico, economico e sociale del Paese, si deve fare riferimento di più all'esperienza del cattolicesimo democratico, al pensiero di Dossetti, Lazzati, al popolarismo di Sturzo, all’umanesimo integrale di Maritain, al personalismo di Mounier, e non ultimo all’elaborazione di Scoppola che, del Partito Democratico è stato promotore e ne ha curato lo stesso Manifesto fondativo. Del resto, anche nel parlamento europeo il gruppo unico sarà quello dei progressisti democratici e non del PSE.

Anche le scuole o i seminari del Partito Democratico, e noi di Agire Politicamente lo abbiamo altre volte rilevato, autorevolmente con Giorgio Campanini, devono aprirsi a questo filone politico-culturale, che fa da sfondo al rinnovamento della Chiesa e incarna la laicità della politica. Qui si tratta di quella componente del mondo cattolico che ultimamente si è formato al Concilio Vaticano II, e spesso ne è stata anche protagonista; che vive la fede laicamente, che pensa, agisce e si impegna politicamente e socialmente non in quanto cristiano ma da cristiano; che sa tenere distinti, ma non separati, l’ambito religioso e quello civile. Questo movimento ideale è stato spesso sicuro riferimento per lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese, delle istituzioni europee e delle organizzazioni internazionali.

Perché al nucleo della dirigenza Pd, che è in continuità con l’ex PCI, e a quella componente pragmatista della ex Margherita, forse sfugge la causa dell’insufficiente consenso degli elettori verso il Partito Democratico e la coalizione di centro-sinistra: si elude il fondamento culturale che è alla base del progetto del nuovo partito e si parla sempre di conquista necessaria del corpo elettorale italiano fatto di “moderati”.  Si è pensato che il potere si conquista e si mantiene meramente con i numeri e accordi politici di vertice, mentre vanno abbandonate posizioni ideologiche nel modello di società che si vuole creare, cercando un confronto aperto con il sentire popolare.  Il cattolicesimo democratico è portatore di una idea e di una proposta politica sempre attuale. Questo è un presupposto per scelte politiche oculate che interessano lo sviluppo integrale della persona; altrimenti avanza la destra e il clericalismo dei cosiddetti “moderati”. Posizioni integraliste da quella parte, richiamano posizioni anticlericali e laiciste da questa parte. «La questione del PD è costruire un vero riformismo con il pluralismo delle identità, che porta alla formazione di una cultura univoca” (Raffaele Cananzi, Convegno di Agire Politicamente – Roma  7-8.11.2009).

Occorre vivere e strutturarsi sulla dimensione pre-politica, o meglio, di pre-partito, per non vivere in affanno, assolutizzando il potere. La nuova "sinistra" o il centro-sinistra non ha saputo costruire una valida alternativa al conservatorismo, al neoliberismo globale e quindi al centro-destra italiano, perché non ha saputo elaborare un progetto di nuova società, dopo i profondi mutamenti del mondo contemporaneo degli ultimi decenni e con il crollo delle ideologie, ri-partendo dagli umanesimi originari. Inoltre, la crisi etico-culturale presente nella società italiana, si è riversata automaticamente nei partiti. Il Partito Democratico, formatosi secondo la vecchia logica partitocratica, non si è aperto alla domanda di cambiamento provenienti dalla società civile e in particolare dall’associazionismo cattolico.

La Chiesa oggi può contribuire alla laicità della politica ed allo svincolo del sistema politico italiano bloccato, attraverso il rafforzamento del ruolo e dell’azione preminente dei Pastori e cioè la formazione delle coscienze e il discernimento evangelico, rilanciando i documenti conciliari, e tra questi: Gaudium et Spes (Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo) e Lumen Gentium (Costituzione dogmatica sulla Chiesa). “Dovere della Chiesa è principalmente quello di formare i cristiani, in particolar modo i laici, a un coerente impegno, fornendo non soltanto dottrina e stimoli, ma anche adeguate linee di spiritualità” (Documento della CEI, La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, ottobre 1981). Il ritorno agli anni del Concilio Vaticano II, nel 50° della sua apertura, è una occasione per rinverdire quei fondamentali che crearono un clima di rinascita ideale della società italiana, che portarono la chiesa e la fede cristiana ad un rinnovamento spirituale; in dialogo con il mondo in continua trasformazione. Scriveva in proposito Dossetti: “ si portò nel Concilio una certa ecclesiologia che era riflesso anche dell’esperienza fatta e della necessità di non impegnare la Chiesa nelle cose mondane, la Chiesa in quanto tale”. Come ha sottolineato Pietro Scoppola, a proposito dei cambiamenti che il Concilio apportò: non ci può essere “una vera democrazia se non c’è prima riforma religiosa, un modo di intendere la vita religiosa adeguato alle responsabilità che la democrazia richiede” (Daniela Saresella, Cattolici a sinistra – 3.1 La svolta conciliare – Editori Laterza 2011).

Inoltre, da parte del gruppo dirigente del PD, per entrare nel “consenso moderato” dell’elettorato italiano, non è tanto il patto con “i moderati di centro” che bisogna fare, quanto dare spazio ai valori e principi di coerenza,  etico-morali e democratici, presenti anche nel Manifesto del  PD. Preoccuparsi che il consenso arrivi attraverso un serio rinnovamento del partito. Questo significa: “(…) la necessità di regolamentare giuridicamente i partiti politici, con particolare riguardo alla necessità di dare finalmente attuazione all’articolo 49 della Costituzione, con l’obiettivo di garantire la democrazia interna e il carattere pubblico dei partiti. Tutti i cittadini hanno il diritto di concorrere alla vita del partito politico, in particolare nell’attività di selezione delle candidature, nel dibattito interno alla vita del partito, nella valutazione delle decisioni destinate ad orientare l’indirizzo politico di ciascun partito politico. Diventa urgente dunque regolare i criteri di scelta e di selezione della classe dirigente; l’indicazione da parte della legge delle condizioni minime di democraticità; le garanzie dei diritti delle minoranze e organismi imparziali dotati dei poteri necessari per farli rispettare; il limite di spesa delle campagne elettorali; l’obbligo di motivare tutti i provvedimenti che incidano sui diritti dei singoli come l’espulsione dal partito o il rifiuto della domanda di associazione”. (Dal documento elaborato da un gruppo di giovani dirigenti di associazioni cattoliche: AGESCI, ACI giovani, Fuci, MSC “Alcune proposte per una riforma istituzionale italiana”- Roma, 9 giugno 2012). Ma prima che questo diventi legge il Partito Democratico è abilitato a farlo!

 

(*) Antonio Ciro Conte

Via Fogazzaro, 15

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