Ciò che manca al nostro mondo

Pier Giorgio Maiardi

20/12/2022

E’ tempo di “rigenerazione della democrazia”, di “rifondazione del Partito Democratico”, di “resilienza” … evidentemente si avverte l’assenza di qualcosa che ha lasciato un vuoto, di qualcosa che manca.  Si avverte che nel nostro mondo,  la nostra terra, è in atto una enorme evoluzione, un cambiamento progressivo che si è fatto sempre più rapido ed ha spiazzato l’organizzazione della nostra vita comune, delle nostre relazioni, della nostra politica, che fanno fatica a sintonizzarsi con il ritmo del cambiamento, sono diventate inadeguate alla realtà del tempo che viviamo e ci hanno spiazzato.

La politica, il governo della comunità, in particolare, non appare in sintonia con la situazione: mentre l’ambiente in cui viviamo degrada progressivamente rendendo la terra sempre più difficile da abitare, le distanze fra le nazioni si fanno sempre più brevi fino a rendere i confini deboli e anacronistici, si fa evidente  la necessità di ogni nazione per le altre in un rapporto di solidarietà sempre più indispensabile fino a divenire  vitale … la politica, invece, porta a rivendicare la sovranità di uno stato sull’altro, ad esaltare l’interesse ed il profitto di ogni individuo fino a rendere conflittuali i rapporti fra le persone e fra le generazioni,  a provocare differenze profonde fra ricchi, sempre più ricchi, e poveri sempre più numerosi e più poveri, l’economia, che guadagna sempre più potere, porta  a consumare oltre il necessario, a spendere oltre le proprie possibilità e quindi ad indebitarsi e impoverirsi, ad utilizzare materie che  inquinano l’atmosfera fino a renderla irrespirabile, a produrre armi sempre più sofisticate e letali destinate esclusivamente a creare dolore, distruzione ed a togliere la vita ….

La realtà che stiamo sperimentando è la guerra diffusa nel mondo e giunta addirittura in Europa, dove non esistono motivazioni religiose ed etniche che possano pretenderne una giustificazione  e dove quindi ne risalta tutta la irrazionalità e la illogicità, con la incapacità di porvi fine  perché i belligeranti restano schiavi di logiche ritenute insuperabili. Sperimentiamo una politica nazionale e internazionale impotente perché legata alle medesime logiche e spesso persa, specialmente la politica nazionale, in giochi di cortile per la supremazia di uno sull’altro.

Quello che manca a questo mondo è una visione più ampia e soprattutto una speranza che consenta di superare l’angusta realtà quotidiana e si ponga obiettivi liberanti: qui vedo l’apporto che potrebbero portare i cristiani e, in particolare, i cattolici grazie anche alla vitalità di un magistero ecclesiale che oggi è particolarmente presente nell’attualità. Non si tratta di una linea politica, di un programma di governo, i cattolici non si caratterizzano per questo, non costituiscono una parte politica, ma di una ispirazione, di una fede che dà colore all’impegno sociale e politico. I cattolici credono  che verrà un tempo in cui “spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra” ( Isaia 2,4)  e si adoperano perché questo avvenga  attraverso le vicende quotidiane,  sono convinti che “il tempo è superiore allo spazio” e quindi che “siamo sempre più fecondi quando ci preoccupiamo di generare processi, piuttosto che di dominare spazi di potere ”perché “ la grandezza della politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine” (Laudato sì n. 178) perché “ciascuno di noi è frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno di noi è amato, ciascuno è necessario” (Benedetto XVI). Non si tratta di inseguire utopie irrealizzabili ma di illuminare e dare una motivazione nobile alla gestione del quotidiano.

Il problema sta allora nella constatazione che i cattolici forse non sono abbastanza credenti ma questa deve essere una preoccupazione della Chiesa che sta compiendo un proprio cammino sinodale per rinnovarsi ed essere più presente nel mondo non acquistando potere ma rendendosi capace di annunciare la novità liberante soprattutto attraverso la fede dei credenti, anche, e soprattutto,  di quelli che fanno politica!