Elezioni Politiche 2022

La riflessione di Vincenzo Ortolina

La scadenza elettorale del 25 settembre prossimo contiene una forte incognita rispetto al futuro della nostra democrazia ed esige, da parte di ciascuno di noi, una  piena assunzione di responsabilità. Crediamo, infatti, sia in gioco, nel breve o nel lungo periodo, la struttura del nostro apparato istituzionale e i nostri rapporti internazionali, in un quadro mondiale in preoccupante degrado, oltre, naturalmente, alla vita della nostra comunità nazionale. Al di là del rumore smodato di una campagna elettorale deludente, gli organi di stampa più avveduti  ci portano elementi di conoscenza e di esame critico delle questioni in gioco più importanti che ci auguriamo possano contribuire a scelte elettorali  consapevoli e non emotive, noi, nella fiducia che possa essere utile, poniamo il nostro sito a disposizione  degli amici, cattolici democratici, che desiderino condividere le proprie considerazioni e le proprie convinzioni. E’ questo lo spirito con cui pubblichiamo questo scritto di Vincenzo Ortolina che esprime, ovviamente, un parere assolutamente personale.

Ripuntualizzando…..

Vincenzo Ortolina

Certo, questo appuntamento elettorale è tutto particolare. È previsto infatti a una distanza un po’ troppo ravvicinata, dopo la fine del governo Draghi, considerato in particolare che si va ad eleggere un parlamento numericamente alquanto ridimensionato. Un elemento, questo, che ha mandato un po’ in tilt tutti i partiti nel decidere in particolare le candidature. E la fretta, si lamenta anche nel mondo “cattolico-democratico”, ha fatto ingiustamente non poche vittime pure in questo campo, suscitando nuovi interrogativi sul tema delle modalità di presenza di questo mondo nella politica. Ciò detto, è mia convinzione che, elettoralmente, appunto, siamo in situazione, diciamo, di …emergenza, e la prospettiva di una vittoria “abbondante” del centrodestra di Meloni, Salvini, Berlusconi, con la leader di FdL che assumerebbe, prima donna a farlo, il ruolo di capo del governo, un poco spaventa (detto dal sottoscritto, che da anni pur auspica un “premier” donna) i “catto-dem” come me, nati alla fine del fascismo. Ma, intendiamoci: la ragione dell’ avversione sopra espressa non è primariamente “ideologica”, pur se taluno non manca di ricordare che il partito della Meloni è pieno anche di vecchi e nuovi nostalgici che non disdegnano l’idea di prendersi una rivincita contro la grande scelta democratica del 1948. La fortissima preoccupazione è giustificata più concretamente dal fatto che il centrodestra sta proponendo nuove iniziative “dirompenti”  in senso negativo: sul piano ‘costituzionale, il “Presidenzialismo” (con correlative voglie di “uomo solo al comando”?). Sul piano più squisitamente “programmatico”, un nuovo sistema fiscale “innovativo”, che però taluno ha già definito “ingiusto, regressivo e classista”. Sul piano “internazionale”, la linea melonian-salviniana finirebbe invece col provocare una rotta di collisione con l’Europa.
Tornando alle questioni “interne”, si potrebbe concludere, come ha affermato Letta, che le proposte del centrodestra in tema di taglio fiscale, di trattamenti previdenziali, eccetera, prefigurano un’Italia che assomiglia molto alla “grande“ Ungheria di Viktor Orban. Dove le diseguaglianze sono molto cresciute negli ultimi anni, confermano gli esperti.
Ciò detto, pertanto, a fronte di un simile pericolo, mia convinzione è  che in vista del 25 settembre vadano sensibilizzati i
troppi indecisi, quelli in particolare non ancora  sufficientemente convinti a favore del voto per il centrosinistra. A costoro va chiarito che mai forse come stavolta è importante anche il “voto utile”, la scelta, cioè, per il “male minore”, verrebbe da dire. Che può essere semplicemente anche un voto “contro” chi ha fatto cadere Draghi, contro la prospettiva di un governo targato appunto Meloni e Salvini più la foglia di fico (magari pur …spumeggiante) rappresentata dall’intramontabile Silvio. Certo, c’è però anche il terzo polo. C’è il CALENDA-Renzi.
Al riguardo, la mia franca opinione è la seguente: i due saranno capaci di “pescare” nel “destracentro” un numero di voti tale da contribuire in misura determinante ad impedire l’exploit di quella bruttissima coalizione? Se no, con la loro scelta di non confluire, in un clima politico che resta sostanzialmente “bipolare” (pur se non certo bipartitico),  a rafforzare l’area di centrosinistra, si saranno assunti una responsabilità, in qualche misura,  …“storica”.