I numeri dell’immigrazione:

Una mappa statistica

Pietro Pergolari

2 Aprile 2023

L’emigrazione continua ad essere indicata come uno dei problemi essenziali dell’Italia.

Qualche anno fa avevo cercato di mostrare, con qualche numero, che l’emigrazione è un fenomeno che riguarda tutta l’umanità.

Indicavo per l’anno 2015 alcuni numeri tratti da studi prestigiosi (IOM, IMR): 244 milioni di uomini nati in un paese diverso da quello di residenza; tra questi il 13% sceglieva gli USA o i paesi dell’Europa del nord, il 14% l’Europa occidentale, il 10% l’Italia.

 Nel 2015 75 milioni di esseri umani erano arrivati in Europa, altrettanti in Asia, 47 milioni negli Stati Uniti, 12 in Germania e Russia, 10 in Arabia Saudita, 9 in Gran Bretagna.

Oggi la situazione sembra aggravata: nel 2020 i migranti nel mondo sono stati 281 milioni.

 In Africa 21 milioni di uomini si sono mossi, all’interno del loro continente, verso il Sudafrica e Magreb per arrivare poi ai campi profughi di Congo, Sudan, Somalia e altri paesi; il 12% di migranti africani arriva in Asia, altri negli USA.

L’Asia è oggi il primo continente al mondo per numero di emigranti, negli ultimi 60 anni 65 milioni, di cui 35 cinesi, oltre 20 indiani, 10 filippini, 7 pakistani, 6 coreani. Principalmente sono partiti per altri paesi asiatici, altri per gli USA o l’Australia, ultimamente anche per l’Europa e l’Italia.

In America la situazione è drammatica: risultano ad oggi circa 11 milioni di clandestini negli USA, con un 42% dell’incremento demografico fornito dagli immigrati. Risulta che nel solo mese del febbraio scorso 100.000 persone, di cui 9.500 minori non accompagnati, abbiano tentato di attraversare il confine sud (dati ISPI).

In Italia, il numero degli arrivi è cresciuto mentre negli altri paesi costieri è diminuito: la rotta del Mediterraneo centrale, dalla Libia e dalla Tunisia, la rotta turca per le coste ioniche, sono le più agevoli e quindi è comprensibile che risultino nel 2022 (fino all’11 novembre) 90.297 sbarchi, il 60% in più dello stesso periodo del 2021; si registrano nell’anno 26.000 arrivi in Spagna, 13.000 a Cipro, circa 8.000 in Grecia (dati Oim).

E’ interessante comunque notare che i migranti portati dalle navi umanitarie sono poco più di 10.000, 12% circa del totale, ed è da rilevare che i numeri delle richieste di asilo nel 2021 indicano un orientamento diverso: 148.000 migranti chiedono asilo in Germania, in Francia 103.000, in Spagna 65.295, in Italia 45.200(dati Euristat 2021); nei primi 5 mesi del 2022 la tendenza è confermata in aumento: in Germania 190.545 richieste, in Francia 120.685, in Spagna oltre 65.000, in Italia 53.640.

 Il divario delle richieste di asilo tra l’Italia e gli altri paesi è cresciuto; si può quindi affermare che l’Italia è un paese nel quale si arriva di più, ma tendenzialmente non ci si ferma; la destinazione finale è altrove.

Il numero dei rifugiati (persone che hanno richiesto asilo, accolte con esito positivo della procedura di protezione internazionale) in Germania è di 480.000, in Italia 131.000) (dati Unhcr).

I numeri di cui sopra, che non tengono conto di quanto succede in Ucraina, ed anche la costatazione che, a differenza di quanto percepito, gli stranieri in Italia (9% della popolazione) sono quasi per la metà europei, il 22% asiatici, il 7,5 americani e solo il 22% africani, impongono una attenta riflessione.

In Italia si è pensato, con il “decreto sicurezza “(dl 113/2018 e dl 53/2019) di dare soluzione al fenomeno migratorio, evidentemente senza rendersi conto della rilevanza e delle dimensioni della migrazione, promuovendo una politica di chiusura delle frontiere, come se, al difuori di esse, il problema non esistesse o non ci riguardasse.

Si è quindi abolita la protezione umanitaria, una forma di protezione istituita nel1998, che poteva essere offerta a chi non riceveva né lo status di rifugiato né la protezione sussidiaria ma non poteva essere allontanato per ragioni oggettive. La protezione umanitaria è stata sostituita con una forma di ”protezione speciale”, un permesso di soggiorno per casi determinati, piuttosto eccezionali, e con lo smantellamento del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati orientato alla accoglienza e all’inclusione.

I successivi cambiamenti hanno eliminato solo alcuni degli aspetti più critici del decreto sicurezza, con un sistema volto all’integrazione, ma restano limiti rilevanti; gli ultimi provvedimenti lo confermano ma la migrazione non è un problema di difesa dei confini né un problema di ordine pubblico.

Occorre una politica, almeno di livello europeo, che parta dalla consapevolezza delle dimensioni del fenomeno, che richiedono una riflessione sugli aspetti culturali e politici complessa (ci vorrebbe forse un libro e non mi pare che poche righe possano approfondirla), che tenga conto della volontà di quanti dei migranti vogliono solo transitare in Italia o in altri paesi di arrivo ma poi andarsene altrove, che permetta loro comunque di immaginare un progetto di vita.