Cattolici e democratici: laici nella chiesa, cristiani nel mondo

Agire politicamente

ROMA, 18 Febbraio 2006

 

  1. La 4a Assemblea congressuale di Agire politicamente, tenuta in Roma nei giorni 17 e 18 febbraio 2006, a conclusione dei suoi lavori, conferma l’impegno di pensare e di agire politicamente, attingendo al potenziale culturale e politico del cattolicesimo democratico.
  2. L’assemblea, pur non avendo il compito di ripercorrere tutte le ragioni fondative dell’associazione, non poteva trascurare di segnalare il contributo maggiore del cattolicesimo democratico al movimento politico dei cattolici, cioè il definitivo superamento del non expedit e l’avvio del processo di riconciliazione della tradizione cattolica con la modernità europea e, in particolare, con la forma politica della modernità che è la democrazia. Di questo processo fa parte la ricerca di un fondamento religioso all’autonomia politica del credente, alla sua responsabile partecipazione alla vita politica, con l’affermazione del principio dell’autonoma responsabilità dei cattolici nei confronti dell’autorità ecclesiastica.
  3. È un processo ancora aperto, che oggi chiede ai cattolici di riprendere la piena titolarità dell’agire politico, attingendo al luminoso magistero del Concilio Vaticano II che, nel proporre il servizio all’uomo e la presenza ministeriale della Chiesa nel mondo, sollecita i cristiani a prendere “coscienza della propria speciale vocazione nella comunità politica” e ad essere esemplari, “sviluppando in se stessi il senso della responsabilità e la dedizione al bene comune” (Gaudium et spes, 75).
  4. Agire politicamente già da alcuni anni e, in particolare, dalla 3a assemblea congressuale, ha assunto l’impegno di contribuire alla rigenerazione della democrazia ed ha preso anche alcune iniziative perché i cattolici avvertano la questione democratica come nodo centrale e cuore della stessa questione cattolica. Nell’ultimo scorcio di questa infelice stagione politica, l’impegno si è caricato di urgenza ultimativa per l’approvazione da parte dell’attuale maggioranza di governo di una riforma costituzionale che ha stravolto le istituzioni e calpestato i principi stessi della nostra già fragile democrazia e di una legge elettorale che ha espropriato i cittadini dei loro diritti di partecipazione alla vita della comunità.
  5. In un documento approvato dal Consiglio nazionale il 19 novembre 2005, Agire politicamente segnalava alla pubblica opinione tre aspetti particolarmente inquietanti della riforma: la delineazione di un federalismo non solidale; lo stravolgimento dell’equilibrio dei poteri; l’attuazione di un bicameralismo spurio.
    La 4a Assemblea congressuale dell’Associazione dice no a tale riforma e impegna i soci ad operare perché i cittadini esprimano il loro no in occasione del referendum confermativo.
  6. Anche la nuova legge elettorale ferisce la nostra democrazia e compromette la partecipazione dei cittadini. Pur voluta dai partiti della Casa delle libertà, è stata largamente utilizzata dai partiti dell’Unione i quali, nella compilazione delle liste, hanno trascurato l’apporto della società civile e privilegiato l’apparato e le appartenenze interne. Agire politicamente chiede all’Unione, nell’auspicata eventualità di vittoria alle elezioni politiche del 9 e 10 aprile prossimi, di inserire tra i primi impegni dell’agenda di governo, una riforma della legge elettorale, rispettosa della democrazia partecipativa e l’avvio di un dibattito proficuo tra istituzioni e soggetti sociali per giungere ad una riforma dei partiti.
  7. Questo impegno dovrà iscriversi in un’azione di governo, ispirata ai valori di un ethos condiviso, orientata a ripristinare la rete delle solidarietà primarie, premurosa dell’interesse generale del Paese,  con una predilezione per le persone deboli, per le nuove povertà, per gli accresciuti luoghi della marginalità sociale. Il Paese ha bisogno di risollevarsi non solo economicamente e di recuperare una speranza politica più alta.
  8. La nostra domanda di un’alternativa vera e credibile sollecita un nuovo modo di fare poltica e una corretta modalità di relazione tra le istituzioni politiche e le istituzioni religiose. Ai nostri Pastori chiediamo di esercitare con autorità piena il loro ministero profetico a servizio di tutti, rimanendo nell’ambito delle loro competenze e riconoscendo l’autonoma responsabilità politica dei fedeli laici. Ai cattolici impegnati in politica chiediamo di agire “a nome proprio come cittadini guidati dalla coscienza cristiana” (Gaudium et spes, 76), evitando di compromettere nelle loro scelte la gerarchia ecclesiastica e di attendere o pretendere da questa legittimazione politica. La campagna elettorale già avviata offre occasioni continue per l’esercizio virtuoso di una “sana laicità”, cioè di una rigorosa distinzione tra quanto rientra nelle competenze della gerarchia ecclesiastica e ciò che spetta alla autonoma mediazione laicale.
  9. Infine, l’assemblea ha manifestato piena disponibilità a collaborare alla costituzione del partito democratico, quale soggetto politico plurale, nel quale potrebbe trovare legittima collocazione un cattolicesimo democratico unitariamente organizzato. Agire politicamente si impegna a favorire e, possibilmente, a guidare questo processo, attraverso forme iniziali di coordinamento di cattolici democratici.