Zamagni, quo vadis?

AgiP

Mentre papa Francesco, ad Assisi, sulla tomba di San Francesco, firmava un’enciclica, in dialogo con “tutte le persone di buona volontà”, aprendo la Chiesa all’abbraccio universale della fraternità, il prof. Zamagni, a Roma, dava il via ad una nuova formazione di ispirazione cristiana, volendo perimetrare in un partito, l’azione politica dei cattolici.

La coincidenza temporale dei due momenti permette anche di rilevare la distanza che li separa culturalmente: di decentramento e periferizzazione il primo; di concentrazione e chiusura, l’altro. E, mentre il Papa continua nel suo infaticabile servizio alla storia, avviando processi, il partito di Zamagni si preoccupa di circoscrivere e occupare spazi! In realtà, stando alla cronaca di “Avvenire”, si tratta di “un progetto a lungo coltivato e lungamente discusso fra varie sigle e componenti dell’associazionismo”. E noi ci impegniamo a farne oggetto di attenta analisi in altro momento. Ma qui, in questa breve nota, ci limitiamo ad esprimere le nostre perplessità, commentando un passaggio dell’intervista rilasciata da Zamagni il 3 settembre scorso, relativo ai padri ispiratori del progetto. Zamagni mette insieme gli inviti del Papa e del cardinal Bassetti a occuparsi di politica, con l’irrilevanza dei cattolici, lamentata dal cardinal Ruini nella sua intervista al “Corriere della Sera”.

Ora, a parte la nostra difficoltà a considerare omogenei Francesco, Bassetti e Ruini, riteniamo che la presenza dei cattolici in politica, come in tutte le realtà temporali, non possa essere dettata dalla volontà di contare di più e di essere visibilmente rilevanti, occupando spazi di potere, ma dalla vocazione a costruire, nella pluralità delle mani e delle condizioni, la comune città degli uomini. La rilevanza, semmai, risulterà dalla irriducibile specificità del loro contributo. È questa anche la versione moderna e, diremmo, conciliare, della “questione cattolica” che, oggi, si identifica con la questione democratica, cioè con l’impegno anche dei cattolici a educare e a rigenerare la democrazia.


Testo presente anche sul Foglio periodico "Politicamente - Anno XX Numero 3"