Fede cristiana e impegno politico

una testimonianza

Francesca Vagniluca

dal foglio "Politicamente" Anno XIX Numero 3 Luglio-Settembre 2019

Vorrei partire da uno scritto di mio zio, Giulio Vagniluca, diventato professore di Filosofia Teoretica alla Facoltà degli Studi di Perugia e pochi mesi dopo, purtroppo venuto a mancare, a soli quarantuno anni, nel 1979. Io che sono nata nel 1976, non ho avuto modo di conoscerlo veramente, ma è stato un uomo straordinario ed alcuni professori dell’Università degli Studi Perugia, come la prof.ssa Valori, lo ricordano abbastanza bene; lui aveva insegnato tanto nei Licei, Storia e Filosofia e anche Italiano, ha scritto molto e mi sono ripromessa, con l’aiuto della moglie ancora vivente, di pubblicare alcuni suoi testi. Ci vuole tempo, ci vorranno energie, ma nel futuro speriamo di poterli realizzare. Questo scritto ha per titolo “I limiti della Filosofia”, del 1962. Ne leggo l’inizio e poi un’altra parte:

“L’esistenzialismo ha introdotto nel campo della filosofia nuove categorie che, direttamente o indirettamente, derivano dal vocabolario cristiano: il tema della libertà, del peccato, dell’angoscia, del mistero, dell’incarnazione, della fede, della carità, della speranza; e questi temi non si spiegano senza la lunga fermentazione cristiana della cultura odierna.

La Rivelazione cristiana, fra gli altri vantaggi, ha quello di allargare e di approfondire il senso dell’uomo e dell’esperienza umana. Ne è una prova evidente questa nuova problematica filosofica che possiamo senz’altro accettare, inserendola nell’infinitamente vasta prospettiva della filosofia dell’essere. Sono i temi che valorizzano la persona singola nella sua concreta esperienza spirituale, e avvicinano sempre più la filosofia al cristianesimo, d’altra parte rendono possibile anche un più accurato accostamento tra ragione e Rivelazione, permettendoci di cogliere, più al vivo, le insufficienze e i limiti della ragione e di conseguenza l’implicita invocazione di una parola più alta. Scopo appunto di questo breve scritto è quello di rivelare teoreticamente alcune fra le più evidenti insufficienze della filosofia, prescindendo dal cristianesimo, in modo da poter più facilmente valutare l’apporto cristiano.”

Più avanti nel testo… ”Siamo dinanzi al mistero dell’esistenza umana: che cosa è l’uomo? Le risposte della ragione umana al di fuori del cristianesimo, anche sul problema dell’uomo, rimangono spesso insolute. La filosofia autentica è costretta a riconoscere che l’uomo è fatto per Dio, ma deve confessare la sua incapacità a definire come questa aspirazione possa essere appagata. L’uomo rimane a se stesso enigma e mistero, così profondo che nessuna formula umana riesce a risolvere. Solo il cristianesimo, come concezione di vita e di dottrina, può venire incontro alla filosofia e svelare il mistero dell’uomo. La filosofia cristiana nella luce della Rivelazione completa l’insufficiente risposta della filosofia umana. La filosofia conclude che l’uomo è fatto per Dio, la Rivelazione afferma e conferma che non soltanto è fatto per Dio, ma destinato al possesso soprannaturale di Dio.”

A queste riflessioni che sono, secondo me, molto pregnanti e che mi emozionano anche al pensiero che l’abbia scritte Giulio Vagniluca, il cugino di primo grado di mio padre e che ho ripreso nella mia tesi di laurea magistrale, aggiungo alcune considerazioni. Negli ultimi anni di lavoro, soprattutto con i giovani, mi sono resa conto di quanto ci sia necessità di parlare assolutamente, in maniera serena, di questi temi. Credo che la Filosofia debba essere insegnata almeno in tutte le scuole secondarie di secondo grado, di tutti gli indirizzi, per far approcciare i giovani ad un modo nuovo di ragionare, dialogare, di confrontarsi perché nel tempo la situazione ci è sfuggita di mano; loro hanno una maniera “altra” di pensare ed è necessario provare ad entrare nel loro mondo.

E’ vero, dovremmo fare più figli, generare, ma noi già li abbiamo i figli, sono tanti e vanno curati, guidati, allevati bene. Forse dovrebbe esserci, a monte, un’educazione alla genitorialità perché oggi molto spesso i problemi dei ragazzi sono quelli dei genitori che a loro volta non hanno avuto la possibilità, delle famiglie, una rete…anche le persone della mia età si trovano, a volte, in un grande smarrimento. Penso alla mia vita, se non avessi avuto una formazione cattolica con una nonna che era una donna con una fede incrollabile, la madre di mia madre, una donna semplice che conosceva i Vangeli, il Vecchio e il Nuovo Testamento, la preghiera costante; tutti i giorni mia nonna recitava la corona, tutti i giorni fino all’ultimo momento, l’ha anche preservata da quella degenerazione delle facoltà mentali, dalla demenza senile. Quando lei morì, il parroco che venne a celebrare i suoi funerali, Don Mario, di una parrocchia del marscianese, disse che a sedici anni voleva farsi suora, aveva questa vocazione mia nonna; certo, se lo avesse fatto, non sarei qui… però la ringrazio per la Fede che mi ha trasmesso! Poi ho avuto un parroco in una parrocchia difficile come quella di San Ferdinando di Perugia, Don Leonello Birettoni. Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio del ’90, la prima ondata migratoria l’ho vissuta tutta in quel quartiere; poi purtroppo, come spesso accade anche ai nostri tempi, se non c’è una preparazione all’accoglienza, si rompe quel rapporto con i cittadini, i parrocchiani, mentre la condivisione e la partecipazione dovrebbero essere alla base, dell’educazione dei giovani. Quando ho lavorato in una Comunità minorile, c’era una ragazza che avrebbe compiuto di lì a breve diciotto anni, Agnese, che durante una notte, dato che gli educatori in quel contesto facevano anche i turni di notte, mi disse: ”Francesca, mi scuso con te se bestemmio, dico parolacce, perché ho capito che hai fede, però a me nessuno ha parlato di Dio, delle cose di Dio”. E’ un grosso problema questo, chi è che parla ai nostri giovani di Dio, della Fede, dell’Amore per Dio? Abbiamo una grande responsabilità.

Nasce da queste riflessioni filosofiche e dalle mie esperienze di educatrice, il mio attuale impegno politico che condivido con i cattolici democratici.

È importante definire cosa siano i cattolici democratici perché nella nostra vita politica ce ne sono tanti di cattolici che si definiscono democratici; penso all’avvocato Pillon, al senatore Pillon, o al ministro Fontana che ha creato un Ministero sulla disabilità e la famiglia, senza fare nulla tra l’altro; creare un Ministero per la disabilità significa andare contro tutta la nuova Pedagogia dell’inclusione, ma non avrà letto nulla, non avrà ascoltato nessuno il ministro, o ex ministro ormai?

Poi c’è il senatore Pillon, che ha girato le parrocchie di tutta Italia, per presentare un disegno di legge che ho avuto modo di leggere (pur non essendo una giurista) e di confrontarmi con chi è competente in materia che mi ha rassicurato sul fatto che noi siamo avanti con il Diritto di famiglia rispetto agli altri Paesi, mentre questo DDL ci fa tornare indietro pesantemente con una concezione della donna quasi medievale. Ho conosciuto una persona che ha subito una sentenza (il marito aveva l’avvocato Pillon a Perugia e gli ha rovinato la vita), per cui i figli devono stare quindici giorni da una parte e quindici dall’altra perentoriamente, in città diverse: ma come si fa? Quello è un cattolico, un cattolico che si definisce democratico (rispettoso della democrazia)?! Noi, con le Democratiche della provincia di Perugia, abbiamo fatto tante manifestazioni contro Pillon ed il suo disegno di legge che ormai crediamo si sia arenato perché siamo fuori da quell’esperienza di governo.

Voglio chiudere con una frase di uno dei filosofi del linguaggio, che ho studiato tanto, molto lontani chiaramente dal nostro modo di vedere le cose, ma che danno degli elementi di riflessione, degli stimoli, dei pungoli che a parer mio i cattolici impegnati in politica devono accogliere. La citazione è di L. Wittgenstein: “Noi sentiamo che, anche una volta che tutte le possibili domande scientifiche hanno avuto risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppure toccati. Certo allora non resta più domanda alcuna e appunto questa è la risposta.”

Ritengo che noi possiamo dare alcune risposte a quei problemi vitali, seguendo le suggestive ma impegnative indicazioni che papa Francesco semina, con gioiosa speranza, nelle nostre giornate.