ELEZIONI 2011 PER L’AMMINISTRAZIONE DEL COMUNE DI BOLOGNA

APPELLO AI CANDIDATI del CENTRO SINISTRA

AGIRE PER DEMOCRAZIA E VALORI

AGIRE POLITICAMENTE

CIRCOLI ACLI “GIOVANNI XXIII” e “RENZO PILLASTRINI”

PORTA STIERA 

Bologna, Aprile 2011

 Dopo la traumatica conclusione dell’ultima esperienza di governo democratico della città, le nostre associazioni, che si richiamano alla ispirazione cattolico democratica,  avevano espresso l’esigenza che il sistema politico si dimostrasse capace di dare una risposta tempestiva e pienamente adeguata alla richiesta di democrazia, partecipazione e buon governo che costituiscono il prezioso patrimonio storico di Bologna.

L’avvio di questa campagna elettorale, dopo il lungo periodo di commissariamento, non  pare corrispondere appieno a tale esigenza: ha prevalso, infatti, fino ad ora l’immagine di partiti, sia a destra che a sinistra, incapaci di uscire dalla logica autoreferenziale della diatriba fra le persone per la scelta delle candidature e la difficoltà di esprimere una proposta chiara e convincente per il futuro della città, proposta che appare tuttora pressoché assente.

Ma noi teniamo troppo al sistema democratico che deve governare la nostra città e siamo convinti che tutti dobbiamo farci carico del suo recupero, della sua tenuta e della sua qualità: per questo vogliamo richiamare con forza alcune condizioni ineludibili che riteniamo debbano ispirare l’amministrazione democratica della città.

Si tratta, innanzitutto, del “primato della persona e dei suoi inalienabili diritti” su cui si costruisce una comunità capace di vivere una democrazia effettivamente partecipata: si tratta di far crescere la città come comunità democratica coesa, accogliente e responsabile.

Noi crediamo che tale obiettivo abbia due indispensabili condizioni: il concreto riconoscimento dei diritti fondamentali di ogni cittadino e la creazione dei luoghi e degli strumenti per una effettiva partecipazione di ciascuno alle decisioni che riguardano la vita della città.

Sul versante della crescita democratica e civile della nostra comunità cittadina, dopo i guasti provocati da un progressivo degradarsi della politica di cui il “caso Del Bono” è solo l’ultimo più eclatante effetto, preoccupa il manifestarsi comunque fin troppo diffuso di una propensione alla fideistica accettazione di una “podestà” anziché la pressante rivendicazione di un “sindaco” espressione di un vero processo di partecipazione democratica. Occorre recuperare in modo convinto la dimensione democratica della comunità cittadina.

Sul versante delle scelte concrete da compiere per dare pieno significato al dato di essere città capoluogo della regione, occorre ripartire dalla vocazione naturale allo sviluppo per una città come Bologna naturale snodo fra nord e sud e fra est ed ovest Europa, punto di incrocio e incontro fra persone, idee, merci. Per accompagnare favorire e governare un tale processo di sviluppo sono necessari forti e “pesanti” investimenti infrastrutturali e tecnologici che richiedono, per evitare un processo di spersonalizzazione della città, altrettanto forti “investimenti” politici in democrazia e partecipazione, investimenti capaci di mantenere e rigenerare continuamente il senso di appartenenza alla comunità, all’interno di un progetto del divenire della città condiviso nel suo dipanarsi.

Si tratta di porre alla base del governo della città i principi su cui si fonda la nostra Carta costituzionale: la solidarietà, la corresponsabilità, l’uguaglianza e la giustizia sociale, i principi, cioè, che creano la cittadinanza di cui deve essere garantito il riconoscimento ad ogni componente la comunità cittadina, senza alcuna distinzione.

La concretizzazione di questi criteri di governo della città deve, ovviamente, collocarsi all’interno di un programma complessivo che dia conto del”progetto di città”, e che noi non abbiamo certo la presunzione di elaborare e che per converso, le forze politiche del centrosinistra, che riconosciamo più omogenee alla sostanza della nostra ispirazione, ed il candidato sindaco hanno il dovere di elaborare e proporre col massimo livello di completezza possibile.

Per parte nostra riteniamo che il governo della città non possa non fondarsi, fra gli altri, su alcuni impegni precisi, evidenziati dalla situazione contingente e particolarmente significativi dei principi sopra enunciati: in ordine a questi chiediamo alle suddette forze politiche ed a chi all’interno di detto ambito si candida al governo della città di esprimersi e compromettersi pubblicamente:

1 – il lavoro – si tratta della condizione di base per il riconoscimento della cittadinanza, un diritto ed un dovere per ogni cittadino a cui il Comune non può essere indifferente o semplice spettatore. Il Comune dovrà preoccuparsi di favorire la presenza nell’area cittadina della possibilità per tutti di avere un’occupazione: favorire e sostenere l’intrapresa, favorire il rapporto fra la scuola, l’Università e l’impresa, favorire l’insediamento e la vita delle imprese, favorire l’incontro della domanda con l’offerta di lavoro con servizi specifici collocati a monte degli attuali “servizi per l’impiego” anche allo scopo di rendere tali “servizi per l’impiego” più facilmente ed efficacemente fruibili. Il Comune è poi anche imprenditore, sia in forma diretta che attraverso le partecipate. In questa veste deve agire al fine di avviare percorsi contrattati di stabilizzazione dei lavoratori per combattere la precarietà e proseguire con ancora maggiore intensità la lotta al lavoro nero e sommerso già avviata dalla amministrazione Cofferati. Riteniamo che il lavoro sia, poi, la prima condizione per garantire alla città una pacifica e solidale convivenza, contenere la conflittualità, garantire la sicurezza.

2 – i servizi – si tratta di garantire la possibilità a tutti i cittadini di poter fruire dei servizi di base in condizioni di uguaglianza. Ciò richiede che l’obiettivo primo, nella resa dei servizi, non sia l’utile per l’azienda che li eroga, ma, piuttosto, che le tariffe siano a misura della possibilità delle persone e che tengano conto della composizione quantitativa e qualitativa delle famiglie.

Per quanto riguarda, in particolare, la erogazione dell’acqua, questa deve restare assolutamente pubblica e non affidata a logiche d’impresa. Riteniamo indispensabile che venga inserito nel testo dello statuto comunale il riconoscimento dell’acqua come bene comune universale, dichiarando il servizio idrico privo di rilevanza economica e,quindi, come recita la deliberazione del parlamento europeo dell’11 Marzo 2004:”non deve essere assoggettata alle norme del mercato interno”..

3 – il welfare – si tratta di creare le condizioni perché nessuno, in città, si senta emarginato e dimenticato e che a tutti vengano garantite le condizioni minime per accedere a servizi indispensabili come quello della sanità. Occorre in via prioritaria privilegiare rispetto ai “gigantismi istituzionali” la diffusione sul territorio di strutture socio sanitarie. Il Comune dovrà occuparsi del coordinamento fra i diversi enti e organizzazioni che si occupano dei servizi di welfare, garantendone la qualità e la possibilità di fruizione ed evitando che le esigenze delle strutture burocratiche e amministrative prendano il sopravvento su tale possibilità. Dovrà essere favorita l’integrazione dell’iniziativa pubblica con quella privata, specialmente in tempi di scarse risorse finanziarie, e il passaggio da un welfare di stato ad un welfare di comunità. In una fase, come l’attuale, caratterizzata da un forte mutamento nella composizione della società – andamento demografico, invecchiamento della popolazione, immigrazione – il Comune dovrà individuare con chiarezza i soggetti su cui si fonda la vita della comunità sociale e da cui possono derivare le condizioni di un benessere diffuso: la famiglia è il primo di tali soggetti ed il Comune dovrà impegnarsi a favorirne la formazione e sostenerne la vita. A questo proposito l’intervento in assoluto più efficace è quello realizzabile su mercato delle abitazioni. Coesistono a Bologna numerosissimi appartamenti non abitati, appartamenti grandi abitati da anziani soli, appartamenti sovraffollati da studenti fuori sede spesso affittati “in nero”, affitti elevati e mutui spesso insostenibili per le famiglie giovani. La concentrazione più elevata di questo combinato disposto sta nel centro storico, e concorre pesantemente al suo degrado e progressivo spopolamento. Una serie di interventi mirati in questo ambito potrebbe favorire la riqualificazione e la riabitabilità del centro storico

Rientra nell’ampio ambito del Welfare, inteso come paradigma della “qualità della vita” dei cittadini e specialmente delle fasce più deboli e quindi più esposte, il porsi subito il problema degli interventi necessari per mettere a disposizione di tutti quelle che vengono definite “tecnologie dolci” nonché gli interventi necessari a cominciare a prefigurare un reale “sviluppo sostenibile”.

4 – la Città metropolitana ed i Quartieri – si tratta degli strumenti attraverso cui avvicinare

il governo della città all’effettiva area di convivenza dei cittadini, rapportando a tale area la organizzazione e la strutturazione dei servizi. Si tratta anche di creare, attraverso la valorizzazione dei Quartieri ( le “municipalità”), un rapporto più diretto dei cittadini con la organizzazione del territorio in cui vivono. A tale scopo il Comune dovrà anche preoccuparsi di strutturare il territorio in aree il più possibile omogenee: in questa prospettiva la organizzazione del Centro storico in un unico Quartiere ci pare risponda ad una logica incontestabile.

Noi crediamo che il Comune, al di là della emanazione delle norme di attuazione, possa e debba organizzare di fatto l’”area metropolitana” attraverso accordi con gli enti locali del territorio avviando nel concreto il percorso di costruzione dell’area metropolitana cominciando a coinvolgere i comuni finitimi


Nel cammino verso le elezioni per il governo democratico della città le nostre associazioni si impegnano a creare momenti pubblici in cui porre all’attenzione di tutta la cittadinanza i temi sopraccitati per favorire una crescita della consapevolezza collettiva, per raccogliere indicazioni e proposte e, soprattutto, per interpellare chi si candida al governo della città perché si esprima ed assuma precisi impegni nei confronti della comunità cittadina.

Si tratta, ora, di recuperare il tempo perduto con una campagna elettorale che faccia recuperare alla città sia il senso positivo della vita democratica e della partecipazione e sia la credibilità nelle strutture che reggono e danno vita e concretezza quotidiana al sistema democratico che deve tornare a governare la città.