Le risposte politiche del Papa a Scalfari

Alvaro Bucci

 

Il “colloquio” tra Eugenio Scalari  e Papa Francesco svoltosi il 24 settembre scorso, pubblicato di recente su La Repubblica, può offrire, da parte di Francesco, forti indicazioni alla politica in generale: Stato, governo, partiti e sindacati.

Al di là degli specifici riferimenti alla situazione sociale  ed alla politica, alcune risposte di Francesco sono comunque riferibili alla politica, ai vari soggetti della politica. Quando infatti il Papa parla del “bene” e di “amore per gli altri” appare agevole tradurre tali parole in “bene comune” e “servizio”, che sono categorie ben riferibili alla politica.

“I più gravi dei mali che affliggono il mondo in questi anni sono la disoccupazione dei giovani e la solitudine in cui vengono lasciati i vecchi. I vecchi hanno bisogno di cure e di compagnia; i giovani di lavoro e di speranza, ma non hanno ne né l’uno né l’altra, e il guaio è che non li cercano più. Sono stati schiacciati sul presente. Si può vivere schiacciati sul presente senza memoria del passato e senza il desiderio di proiettarsi nel futuro costruendo un progetto, un avvenire, una famiglia? E’ possibile continuare così? Questo, secondo me, è il problema più urgente che la Chiesa ha di fronte a sé”.

Esordisce così Francesco, nel resoconto di Scalfari, affermando come la Chiesa debba sentirsi responsabile nei confronti di questi problemi. Ma che sono un “problema soprattutto politico ed economico”, come gli precisa Scalfari. Giustamente! Perché  sono effettivamente un problema che deve risolvere prioritariamente la politica. Che deve porlo come parte essenziale dell’agenda politico-programmatica attuale, costituendo vere e proprie emergenze sociali.  Basta, quindi, da parte delle forze politiche, continuare ad ignorare o solo richiamare tali emergenze e sprecare energie e tempo, come in questi giorni, da una parte a correre dietro a vicende personali di  personaggi politici indifendibili e, dall’altra, a dedicarsi esclusivamente a costruire complesse personali strategie congressuali.

Andando avanti nell’intervista, cogliamo il messaggio secondo cui la pura ricerca del consenso, il “proselitismo” secondo Francesco, è una “solenne sciocchezza”, perché occorre conoscere, ascoltare e “far crescere la conoscenza del mondo che ci circonda”, al fine di “individuare i bisogni materiali immateriali delle persone e cercare di soddisfarli”. E si può cogliere ancora che è il servizio (“amore”) per gli altri che porta al “bene comune”, mentre l’interesse personale (“amore smodato verso se stessi”) può produrre danni gravi  “non solo all’anima di chi ne è affetto ma anche nel rapporto con altri, con la società in cui vive”. E i più colpiti da tali danni “sono persone che hanno molto potere”. Papa Francesco, di seguito, risponde anche a quei cattolici che si preoccupano di essere minoranza nei vari partiti di attuale approdo e, quindi, insignificanti politicamente, per cui sognano un partito unito tutto cattolico. Pensa al riguardo Francesco che “essere una minoranza sia addirittura una forza” , perché dobbiamo essere “un lievito di vita e di amore e il lievito è una quantità infinitamente più piccola della massa” di tutto ciò che nasce da quel lievito. Così anche nell’azione politica. E, a domanda specifica di Scalfari sulla politica, ribadisce che questa è “la prima delle attività civili ed ha un proprio campo d’azione che non è quello della religione”, perché “le istituzioni politiche sono laiche per definizione e operano in sfere indipendenti” e, pertanto, “i Cattolici impegnati nella politica hanno dentro di loro i valori della religione” ma anche “ una loro matura coscienza e competenza per attuarli”. Rilevato, infine, che nella società e nel mondo in cui viviamo l’interesse personale (“l’egoismo”) è aumentato assai più del bene comune (“amore per gli altri”), esorta tutti gli uomini di buona volontà ad operare, “con la propria forza e competenza”, perché  il bene comune aumenti “fino ad eguagliare e possibilmente superare” l’interesse personale. Un ultimo pensiero politico Papa Francesco lo dedica al “liberismo selvaggio” che tende a “rendere i forti più forti, i deboli più deboli e gli esclusi più esclusi”. Ci vogliono quindi adeguate regole di comportamento ed anche interventi diretti dello Stato “per correggere le disuguaglianze più intollerabili”.