L’albero genealogico della marocchina

Vincenzo Ortolina
Coordinatore A.P. per la Lombardia

3 Marzo 2011

Lo “showman” che è anche, sventuratamente, capo del governo (pro tempore, si spera ancora, pur dopo tanti anni), è dunque, una volta di più, scatenato. Rilanciato dalla vittoria ”parlamentare” del 14 dicembre, il suo ultimo motto è: “chissenefrega” dei processi, e avanti tutta! Su quello riguardante in particolare l’affaire Ruby ci sta preparando, grazie ai suoi fantasmagorici avvocati (con a capo quel Ghedini dalla faccia marmorea che incominciamo a sognarci di notte), sorprese strabilianti. Pare che costoro abbiano fatto il giro dell’intera Africa in cammello, non badando a spese, per ricostruire l’albero genealogico della marocchina, scoprendo che è discendente diretta, nientemeno, di Abele, il fratello buono di Caino, ed è dunque persona da venerare, altroché! Il “nostro” si dice, pertanto, convinto di durare almeno sino al 2013, e annuncia che farà, in questi mesi, riforme tanto portentose da giustificare il titolo, che gli sarà consegnato dalla storia, leghisti permettendo, di “primo ministro più eccelso” dell’Italia post risorgimentale. Lo sta annunciando davanti a ciascun’assemblea a cui riesce (imponendosi) a partecipare, a cominciare da quelle prontamente organizzategli dalla fida e devota Brambilla. Assemblee pronte ad accogliere entusiasticamente, purché davanti a mille telecamere, il “verbo” dell’Unto del Signore. Che appare dunque “risorto”, detto senza accenti sacrileghi, dopo qualche settimana di “passione”. I suoi messaggi, a queste assemblee, sono più o meno gli stessi da sedici anni (eppure, la lingua italiana si è evoluta, intanto!): un disco davvero rotto. Negli ultimi c’è tuttavia una qualche novità: il tono è un po’ più paragheddafiano, e aumentano le allusioni, che lui considera spiritose, alle note vicende (“v’invito tutti al bunga bunga”, dice infatti sempre più spesso, in chiusura dei suoi interventi). Al riguardo, un dato è facilmente prevedibile: durasse ancora solo qualche settimana, oppure un po’ di mesi, o anche un paio di anni, saremo comunque inondati dai suoi messaggi mediatici alle associazioni più improbabili: dopo quello ai “Cristiani riformisti”, che l’hanno pateticamente salutato col titolo di “eccellenza”, potremmo dover ascoltare le sue parole (ma sto scherzando, ovviamente) al gruppo degli “iperliberisti solo moderatamente libertari” della Valle d’Aosta, oppure all’associazione “scapoli e ammogliati” del Sud Europa, o, infine, alla federazione internazionale dei “cristiani sposati, divorziati, risposati e ridivorziati”, che potrebbe naturalmente offrire allo stesso Silvio la presidenza onoraria. Organismi, tutti, rigorosamente coordinati dalla sopra citata ministra dai capelli rossi, e le cui manifestazioni vedrebbero la partecipazione, ogni volta, più o meno delle stesse facce, indossanti però cappellini d’ordinanza diversi. Non è da escludere, in proposito, che a ogni evento si ripeta la scena già vista ultimamente: la responsabile del turismo (inevitabilmente presente a tutti) che sembra ridacchiare quando il premier fa le sue battute sul “bunga bunga”, mentre le persone serie presenti (ve ne sono, per fortuna) abbassano gli occhi sino a terra, fingendo di essere lontani dalla scena centinaia di chilometri. Manifestazioni tutte, in ogni caso, che giustificheranno il “legittimo impedimento” del premier ad andare per tribunali, ma che solleciteranno il Signorini a organizzare nel suo programma TV, con la collaborazione del “filosofo” Giuliano Ferrara, ripetute serate televisive che magnificheranno l’assoluta liceità, moralità e, perché no, piacevolezza delle innocenti festicciole di Arcore e dintorni. Regalato al Bossi di “Roma ladrona ma non troppo”, per tenerselo buono , quel “federalismo (?) municipale che sta provocando nei cittadini degli ottomila e rotti Comuni italiani la domanda, che resta senza risposta, “ma io che ci guadagno?”, il “nostro” pensa ad altre riforme, fondamentali, che faranno di lui, finalmente, uno “statista” a pieno titolo: mi riferisco alla “legge bavaglio” contro la stampa e le intercettazioni in particolare, e, soprattutto, alle norme che sanciranno definitivamente la fine del potere “rosso” della magistratura. Magari ci si accontenterà di una legge sul “processo breve” (talmente breve da impedirne le conclusioni, soprattutto per quelli già avviati), o di una leggina che, al grido di “siamo tutti incensurati”, ridurrà i termini di prescrizione al lumicino. Il tutto, condito naturalmente dallo slogan: “L’Europa lo vuole!”. In ogni caso, considerato l’argomento, le Camere perderanno così mesi e mesi di tempo in scontri frontali e distruttivi tra maggioranza e opposizione. Dulcis in fundo, la norma sul “fine vita”: per poter morire servirà, oltre al parere del medico, l’autorizzazione di Gasparri, Quagliariello, e monsignor Fisichella, detto ovviamente come battuta. Sulle altre questioni che pressano quotidianamente gli italiani, su come ridurre quel deficit e quel debito pubblico che il tenutario (ministro) dei nostri conti ha avuto difficoltà, in questi anni, a controllare, sul problema della precarietà del lavoro, sulla necessità di rilanciare l’economia e i consumi, eccetera, eccetera, si vedrà. Semmai, magari, in un qualche emendamento al futuro “mille proroghe”, o altra occasione, il capo del governo avrà una gran voglia, infine, di provare a far passare una disposizione che preveda la condanna al rogo di Giancarlo Fini. Il quale, similmente, in qualche misura, a Galileo Galilei, che sosteneva la tesi copernicana che era la terra a girare intorno al sole, e non viceversa, sta provando a convincere il popolo di centrodestra che non è vero che tutto gira necessariamente intorno a Silvio da Arcore. Se accadrà, in prima fila tra gli attizzatori del rogo saranno, insieme ai berlusconidi nella veste diretta di politici (tra i quali, in particolare, il “ciellino” Lupi), i Ferrara, i Feltri, i Sallusti, i Bel(?)pietro, il citato Signorini, e i Liguori. E così sia!