Quattro Sì per la legalità e il creato. Cl resta sola

Cattolici: DALLA CEI ALLE ACLI A PAX CHRISTI: TUTTI D'ACCORDO

Luca Kocci
7 giugno 2011

 

C'è chi lo dice sottovoce e chi tenta di fare il pompiere - come il quotidiano della Cei Avvenire che invita a «non politicizzare» il voto - ma la posizione della Chiesa e dei cattolici su referendum del 12-13 giugno è quasi unanime: andare a votare - e già questa è un'indicazione piuttosto netta - e votare sì. Non solo ai due quesiti sull'acqua, dove il consenso è ampio e trasversale, dal Vaticano alle Comunità di base, ma anche agli altri due, su nucleare e legittimo impedimento, quest'ultimo carico di inevitabili risvolti politici.

La rivista dell'Azione cattolica, Segno, pubblica un articolo dall'imparziale titolo Labirinto referendum e coscienza pubblica, ma la Presidenza della principale associazione ecclesiale italiana dice che è «doveroso partecipare al referendum». E aggiunge che, sul nucleare, bisogna stare attenti a compiere scelte che «potrebbero arrecare rischi per la salute dei cittadini» e, per quanto riguarda il legittimo impedimento, va salvaguardata «l'uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge». Doppio Sì quindi, senza se e senza ma. Il presidente delle Acli Andrea Olivero informa che «stiamo mobilitando il nostro milione di iscritti per portarli al voto», chiedendo di votare quattro Sì: per l'acqua, ma anche per «cancellare la possibilità di costruire nuove centrali nucleari», visto che «esistono altri modi di produrre energia in modo sicuro e pulito», e per «cancellare lo scudo penale per i politici» perché «la legge è uguale per tutti».

Sulle colonne dell'agenzia settimanale Adista, don Walter Fiocchi - firmatario anche dell'appello per i referendum Per cambiare insieme a molti altri parroci e preti "di base" - spiega che «finalmente viene chiesto ai cittadini di affrontare di petto quel cancro della democrazia che ci sta divorando dal 1994: il conflitto di interessi, negato, attenuato, mascherato, taciuto, anche dall'opposizione» e si augura che «le urne siano riempite da una valanga di Sì indignati».

Vicepresidente e coordinatore nazionale di Pax Christi, Sergio Paronetto e don Nandino Capovilla annunciano «Sì al referendum contro il nucleare» perché «i rischi sono maggiori dei benefici»; e «Sì al referendum sul legittimo impedimento: in un Paese dove nessuno si dimette e dove qualcuno ritiene che il terrorismo stia tra i magistrati che fanno il loro dovere, il rinvio delle udienze per legittimo impedimento allunga i tempi per l'accertamento delle eventuali responsabilità penali e per il risarcimento dei danni arrecati alle persone offese». Il coordinamento di cattolici democratici Agire politicamente chiede quattro Sì per «abrogare l'intero operato del governo», ma anche per «bloccare il processo di privatizzazione del patrimonio pubblico», proteggere il «creato» ed «affermare il primato dell'interesse generale sugli interessi particolari».

In solitudine, fanno il tifo per l'astensionismo i liberisti incalliti di Comunione e liberazione, che comunque dicono No a tutti i quesiti: No al legittimo impedimento, ripete in continuazione l'esponente politico ciellino più vista, Maurizio Lupi, possibile nuovo ministro della Giustizia; No al nucleare, sostiene il Dossier nucleare su Il Sussidiario.net, quotidiano online della Fondazione per la Sussidiarietà della Compagnia delle Opere, il braccio economico di Cl; e No all'acqua pubblica perché, si legge sul mensile filociellino Tempi, «il vero nemico del bene comune è lo spreco» mica «la peste del profitto». E chi sono gli unici che, secondo i nipotini di don Giussani, potrebbero ridurre gli sprechi e tappare i buchi degli acquedotti? Ovviamente «i privati».


Vedi dossier "Referendum 2011"