PD e nuovi diritti

Nota di Maria Rosa Biggi Faggioni, consigliera nazionale di Agire Politicamente, in margine al documento della Commissione Diritti del Partito Democratico approvato dall’Assemblea Nazionale del Partito.

Maria Rosa Biggi –Assemblea Provinciale PD

15 Luglio 2012

Un grande partito, come è il Pd, che nasce dalla volontà di unificare due culture storicamente e, per certi aspetti, contenutisticamente differenti può trovare, sul piano delicatissimo dei diritti e dei temi “eticamente sensibili”, un punto alto di sintesi o almeno una base di principi ampiamente condivisi su cui costruire una comune cultura politica? Si tratta di una sfida impegnativa e coraggiosa che intende affrontare temi finora lasciati allo spazio delle coscienze individuali e difficilmente discussi nelle sedi di un partito. Impegno portato a termine,dopo un anno e mezzo di elaborazione,da un comitato presieduto da Rosy Bindi e composto da circa trenta tra delegati dell’Assemblea Nazionale ed esperti che ha prodotto un documento di grande spessore culturale. Di fronte alla faticosa e lunga mediazione tra posizioni differenti, è veramente riduttivo limitare la discussione sulla complessità del documento ad un unico punto, quello delle coppie omosessuali, che si inserisce all’interno di una elaborazione di ampio respiro.

Se la premessa ripropone il concetto che una nuova cultura dei diritti non può prescindere da una cultura dei doveri e delle responsabilità,come richiama l’art. 2 della Costituzione, il confronto con la realtà contemporanea ci impone la necessità di affrontare il tema in modo nuovo rispetto al passato. Si tratta di partire dalle conseguenze della rivoluzione tecnologica, che consente alla tecnica di intervenire sugli stessi fondamenti biologici dell’esistenza, fino al contesto multiculturale caratterizzato dal pluralismo delle concezioni del mondo che comporta il riconoscimento del proprio limite, in nome del rispetto e delle possibilità di dialogo con l’altro, alla necessità, infine, di considerare la deliberazione politica come risultato di una sintesi provvisoria e perfettibile, partendo sempre e comunque dal riconoscimento della centralità della dignità assoluta di ogni essere umano. In questo contesto, che parte dal riconoscimento della natura non strumentale della persona, si inserisce l’importanza di una duplice lotta,fondamentale per un partito democratico,quella contro la disuguaglianza e quella per il riconoscimento del valore della differenza, in particolare per quella di genere.

Tra le sfide immediate dell’oggi si collocano sia le violazioni che toccano il corpo, in particolare la violenza sessuale e il susseguirsi delle uccisioni delle donne, sia le violazioni nell’ambito della sfera spirituale, come il mancato riconoscimento della libertà di pensiero e di religione, da cui l’importanza dell’accesso ad una informazione libera e plurale, garantita da un effettivo pluralismo dei mezzi di comunicazione di massa, sia infine le violazioni dei diritti nell’ambito delle relazioni e delle organizzazioni sociali. A questo punto si inserisce il tema, oggi oggetto di acceso dibattito,di “una pluralità di forme di convivenza”: punto che invito a leggere integralmente, senza pregiudizi, nel rispetto delle opinioni di tutti, comprese quelle di chi ha fatto la fatica di elaborare il testo. Sulla base di principi fondamentali, come la centralità del soggetto rispetto alle sue relazioni, e del legittimo pluralismo, si riconoscono i diritti e i doveri che nascono nelle diverse formazioni sociali in cui può articolarsi la vita personale e di coppia. Riconoscimento che dovrà essere rispettoso sia degli art. 29, 30 e 31 della Costituzione, che stabiliscono i diritti-doveri della famiglia e il dovere della Repubblica di agevolarla e sostenerla, sia dell’art. 2 che parla dei diritti di ogni persona a realizzarsi all’interno delle formazioni sociali, articolo ripreso dalla Corte Costituzionale che ”tra le formazioni sociali annovera anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone, nei tempi, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge, il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri”.

Documento ampio e complesso, come complessa è la materia, che è difficile semplificare nei termini e nei concetti senza banalizzarla, e che tiene conto delle diverse sensibilità all’interno del partito che lo ha votato all’Assemblea Nazionale a stragrande maggioranza. Documento però chiaro nei punti cruciali: riconoscimento anche giuridico delle coppie omosessuali, distinzione rispetto alla famiglia fondata sul matrimonio.

La crisi che stiamo attraversando è anche una crisi che interroga i fondamenti stessi della nostra società. Senza il riconoscimento di principi fondamentali e di un’etica condivisa è ancora possibile la permanenza stessa di una società fondata sui diritti e sui doveri per tutti? Oppure ognuno seguirà il ”suo particulare” nell’indifferenza per l’interesse e per il bene comune? E la nostra Costituzione potrà ancora fondare la nostra convivenza?


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Documento della Commissione Diritti del Partito Democratico approvato dall’Assemblea Nazionale del PD.