“Ognuno può apportare la propria pietra alla costruzione della casa comune"[1]

La buona politica nel magistero di papa Francesco

 

Castellaneta (TA)

Laboratorio diocesano di Democrazia sociale[2]

Intervento di Dino Rogante

Castellaneta 23.03.2019

 

Parole forti e incoraggianti quelle di Papa Francesco che trovano un’assonanza straordinariamente felice e attuale in quelle pronunciate dal nostro Presidente della Repubblica Mattarella e che danno la misura e l’indicazione di un impegno civile e politico che rimette al centro “la Persona”, la sua dignità, il rispetto per essa e il rifiuto della cultura della rabbia e dell’odio che genera violenza. (E’ la cronaca di questi giorni!).

Il Papa dice che “ognuno può apportare la propria pietra alla costruzione della casa comune”, mentre il Presidente Mattarella indica il cammino nel “sentirsi comunità, significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri”. La nostra vocazione è quella di ricostruire un tessuto sociale che ora, più che mai, si sente lacerato da ingiustizia, diseguaglianze e povertà. E’ una realtà così sfilacciata e preoccupante, una crisi di sistema in cui non sembrano esserci più argini, riferimenti, anticorpi capaci di opporsi a tale degrado. Non ricordo di aver vissuto un contesto come quello odierno, una realtà così disgregata, preoccupante per cui non riesco ad individuare con quali mezzi se ne possa uscire. I giovani, specie del Sud, sono i più colpiti da una crisi che prima che economica e sociale è etica e morale. A questo continuo vilipendio della “persona” a questo linguaggio violento, feroce che sui social si manifesta è difficile opporsi. Chi si oppone? A questa pseudocultura, come Canfora la definisce, “pseudofascista” chi deve opporsi? E’ nostro dovere, allora, promuovere una “buona politica” che sconfigga privilegi, gli interessi di categorie e lobby che lasciano i giovani ai margini della società, senza che si valorizzino i loro progetti di futuro, di un futuro migliore, più solidale, più giusto per tutti, che crei progresso, serenità e pace sociale. “ Sono i presupposti minimi che possono sprigionare energie relazionali, intellettive, culturali e spirituali” dice il Papa Francesco. Bisogna riflettere e proporre iniziative che sconfigga la paura dell’altro, la paura della diversità che porta a chiusure egoistiche, mette in discussione uno dei principi base del nostro credo: “la fratellanza”. Mette in discussione il “Padre nostro”, “nostro” di noi fratelli, figli dello stesso Padre.

Ecco allora che la nostra iniziativa, piccolo seme, può far rinascere la speranza di una possibile evoluzione dell’attuale situazione di crisi. Con umiltà e pazienza siamo invitati a non cedere al pessimismo, sempre latente in noi, ma credere che come il lievito possa far crescere del pane buono. In questo senso crediamo di lavorare al servizio della formazione socio-politica per poter animare cristianamente una società che oggi sembra distratta dai valori umani fondanti la “casa comune” e la famiglia che in essa abita. Il nostro deve essere, prima di tutto, un impegno a “ricominciare” a formare le coscienze, dobbiamo avere un ruolo di facilitatori di una trasformazione culturale, direi di più, di una rivoluzione culturale basata sulla partecipazione, per far comprendere a tutti la complessità del vivere e del fare politica che non può essere disgiunta da valori comuni di base, a partire, per noi, dalla fede. Possiamo proporci come catalizzatori di nuovi percorsi di trasformazione della cultura civica e politica. Non dobbiamo avere nostalgia di un partito di ispirazione cristiana. E’ una fase già superata. Semmai, come dice Castagnetti, dobbiamo avere nostalgia di quel modo serio di affrontare i problemi, di fare politica che abbia una visione, un progetto; nostalgia di una cultura di governo che si faccia carico della complessità dei problemi e li medi culturalmente nel bene migliore possibile.

Oggi è in atto nel Paese una vera e propria regressione culturale, non ci si vergogna più di essere razzisti, non ci si commuove più davanti ai poveri che soffrono o che affogano nel mare. Lo slogan “prima gli italiani” è la sconfessione del Vangelo in cui si dice invece “prima i poveri”. Così si contraddice il Vangelo, lo si riduce a paragrafi e a norme che vengono scelte di volta in volta secondo convenienza. Mentre quelle norme e valori più stringenti e caratterizzanti il Cristianesimo vengono trascurati e travisati. Dice Papa Francesco: “la povertà è la carne di Gesù povero, in quel bambino che ha fame, in quello che è ammalato, in quelle strutture sociali che sono ingiuste. Andare, guardare laggiù la carne di Gesù. Per favore non lasciatevi rubare la speranza! E chi ti ruba la speranza: lo spirito del mondo, la ricchezza, lo spirito di vanità, la superbia, l’orgoglio. E dove trova la speranza: in Gesù povero, Gesù che si è fatto povero per noi. La povertà è proprio al centro del Vangelo. Se noi togliessimo la povertà dal Vangelo, non si capirebbe niente del messaggio di Gesù”.

Sta a noi laici farci carico di questi problemi, per poter soccorrere, correre in aiuto, per dare il nostro contributo, come fa oggi la Chiesa, le diverse associazioni, confessioni religiose con milioni e milioni di pasti e di aiuti a chi non ce la fa; attraverso la rete delle mense, dei mercati solidali, con le case di accoglienza, il sistema dei pacchi di viveri e dei vestiari. (Fonti Avvenire) Un soccorso discreto, silenzioso di associazioni, comunità, di singoli, donne e uomini di tutte le età. Pensate poi all’aiuto che viene dato a chi è solo e a chi è emarginato. Si calcola che almeno 500 mila persone (stessa fonte) vengono incontrate e ascoltate dai nostri centri di ascolto delle varie comunità. Certo non è questa la soluzione del problema, ma questo smaschera chi lancia gli slogan “portateli a casa vostra”. Questo è quello che sa esprimere la politica vincente oggi. Questo concepisce una politica che non è in grado di affrontare alla radice il problema e lancia slogan, alza i muri, chiude le frontiere e i porti per meri fini di potere, per meri fini elettorali.

Allora siamo chiamati, con umiltà ad essere elementi di contraddizione ben sapendo non basterà mai a quanti lavorano per un mondo più giusto o che almeno non si rassegnano all’ingiustizia. Ecco allora che dobbiamo lavorare per ricominciare a formare coscienze, sul fronte dell’educazione, dobbiamo avere il coraggio civile di opporci a queste banalità e alle semplificazioni di una politica che parla alla pancia delle persone e le tratta da animali. Lanza del Vasto, discepolo di Gandhi, diceva che il motivo per cui l’uomo cammina su due piedi e la testa in alto, lo differenzia dagli animali che hanno la testa allo stesso livello della pancia. Capiamo quanto sia difficile far digerire queste parole ma la nostra coscienza umana e civile non può tacere.

Papa Francesco, ancora Cardinale, ad un corso di formazione e riflessione politica nel giugno 2004, diceva: ”la politica, esige testimonianza, il martirio, ovvero c’è un aspetto martiriale nella politica, dove uno si sacrifica per il bene comune”. Poi parla della differenza fra il “mediatore” e “l’intermediario”, dove il primo ascolta i bisogni, ne vede la fattibilità possibile e media per il bene comune. In questo si consuma e muore. Mentre “l’intermediario” è quello che prende da una parte e dall’altra senza mediare, se ne avvantaggia, e guadagna lui in funzione del conflitto.

E’ la fotografia di una politica che oggi trova successo come dimostrani i sondaggi. E’ questa la realtà con cui dobbiamo confrontarci e che dobbiamo chiarire a noi stessi per poter essere lievito a partire dalle nostre comunità. E’ quello che straordinariamente è già avvenuto in momenti difficili della nostra storia: l’evangelizzazione e l’educazione delle coscienze che si faceva nei gruppi di Azione Cattolica durante gli anni del fascismo, ha prodotto uomini e donne che hanno raddrizzato e tirato su un Paese messo in ginocchio dalla guerra, contribuendo in maniera sostanziale alla scrittura della nostra Carta Costituzionale.

Ciò è stato realizzato con un metodo che oggi abbiamo bisogno di scoprire quello della “sinodalità” che è quel mettersi in cammino di ascolto di tutti con la capacità di tenere insieme le cose con la certezza che il Vangelo richiama continuamente all’unità, alla comunione e alla responsabilità.

E’ quello che noi possiamo fare accingendoci ad un cammino di formazione e di studio che vogliamo realizzare anche nella nostra diocesi.  


[1] dal messaggio di papa Francesco per la 52ma Giornata mondiale per la pace

[2] Tavola rotonda organizzata da:

Ufficio diocesano per i Problemi sociali e il Lavoro - Centro pastorale Lumen gentium

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