CONCILIAZIONE FAMIGLIA-LAVORO

Alvaro Bucci

Aprile 2021

Tra le questioni che investono il lavoro appare da sempre aperta e rilevante quella della scarsa partecipazione delle donne alle attività lavorative, conseguenza dello stato di quasi assenza di conciliazione famiglia/lavoro, e che si riflette anche sulla situazione di trend negativo della natalità e della riduzione della popolazione.

Un elemento determinante della scarsa partecipazione delle donne alle attività lavorative è soprattutto la discordanza dei ruoli e della divisione del lavoro domestico e di cura all’interno della famiglia. Secondo l’Istat, infatti, in Italia nel lavoro di cura dei figli 0-17 il tempo dedicato dalla donna (sul totale del tempo dedicato da entrambi i partner) è superiore al 60% per le coppie con entrambi i partner occupati e al 75% per le coppie con donna non occupata.

La scarsa condivisione con il partner rende difficile per le donne il duplice ruolo di lavoratrici e madri, con il risultato che le donne italiane non solo sono poco presenti sul mercato del lavoro, ma decidono anche di limitare la fecondità. Come messo in evidenza nell’ultimo rapporto dell’Istat, l’Italia è un paese a permanente bassa fecondità e tale correlazione, dello stesso senso, tra occupazione femminile e fecondità non è da considerarsi come un paradosso. Questo è infatti possibile perché il reddito della donna lavoratrice aumenta l’introito della famiglia e rende più stabile la situazione economica necessaria per decidere di avere figli.

Il ruolo dei padri, naturalmente, è fondamentale: dove essi partecipano di più alla cura dei figli e al lavoro domestico, la fecondità aumenta ed è più probabile che la donna svolga il suo duplice ruolo di lavoratrice e madre.

Per quanto riguarda l’Italia, per uscire dalla “trappola” della bassa occupazione femminile – bassa fecondità che la investe, appare prioritario nei prossimi anni investire decisamente in infrastrutture sociali, anche ricorrendo alle risorse del Recovery fund.

Al riguardo, interessante risulta essere il lavoro svolto dalla task force “Donne per un nuovo rinascimento”, del Dipartimento per le pari opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, che ha prodotto un apposito documento, pubblicato nel mese di giugno dello scorso anno, in cui si propone di innovare il Welfare aziendale, di sostenere le imprese femminili, di potenziare il lavoro femminile e di armonizzare i tempi di vita attraverso forme innovative di organizzazione.

Tra gli specifici provvedimenti da attuare, vengono indicati  il Welfare aziendale quale strumento per armonizzare la vita familiare e lavorativa, l’organizzazione dell’orario lavorativo in modo equilibrato e integrato (casa/lavoro/servizi), l’avvio di un piano concreto per la creazione di centomila posti in più in asili nido in cinque anni, la rimodulazione del calendario scolastico per allinearlo alle caratteristiche della società attuale e delle famiglie e, infine, la riforma dei congedi parentali finalizzati alla corresponsabilità tra uomini e donne nella cura familiare.

Buona parte di tali provvedimenti sono stati recepiti dalla Legge di bilancio 2021 con significativi finanziamenti.